Qualche giorno nella vecchia casa di famiglia in collina. Estate. E qualcosa ferma il tempo. Che si mischia coi ricordi di tanti meriggi assolati passati lì, dall’infanzia. C’è un suono che sa immobilizzare il tempo più di una corda. Il canto delle cicale. Spunta dal nulla quando il caldo diviene qualcosa che ti schiaccia, che può sopraffarti. Adoro quella sensazione. Proprio allora sento che la natura è più potente di me. E volentieri cerco riparo, giocando tra i disegni che il sole e le ombre fanno sulle strade, negli angoli delle case, o del cuore. Già anche il cuore ha la sua estate, e il suo canto delle cicale. E questo è il canto che il mio cuore canta adesso. La laboriosità guerriera delle formiche ha lasciato il posto a questa melodia assordante di seduzione. Che mi ricorda che la vita è adesso, e non domani. E mi ipnotizza nel sogno dell’amore, che i poeti cantarono dall’immemorabile, e che per me ha il peso del sole addosso, quando il corpo si arrende e si scioglie, il cielo è più basso, il tempo è fermo, e non è importante fare, ma essere.
……e finalmente la meritata riabilitazione per le cicale, l’eco del loro canto non smettera’ mai di riscaldare i cuori……
Già… la meritata riabilitazione!
Mentre leggevo le tue parole sono riuscito a sentire il canto delle cicale e a ricordare l’immobilità di quei paesaggi. Anche da qui, dove il sole è sostituito da un neon e l’aria calda dell’estate non trova posto.
Grazie
Per un attimo ho sentito anche il mio cuore…
Non sai quanto sono felice di averti strappato dagli anonimi uffici al neon… Il tuo cuore è fatto per il sole e per la libertà…