Valeria De Luca

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El rancho del amor

29 settembre 2013 by Valeria 4 Comments

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Ero arrivata nell’arcipelago di Los Roques come un pellicano in migrazione. Con le ali bagnate e il desiderio di trovare una pace beata nella laguna. I colori erano spettacolari. Quell’insistenza di turchese irreale negli occhi mi aveva quasi ipnotizzata da subito. Dopo pochi giorni avevo la sensazione di essermi persa in quel paradiso da mesi. La leggerezza della materia corallina, la lucentezza dell’aria, il borotalco della sabbia, l’acquario incantato davanti, i presepi fatti di bambole, i bambini che abitavano Gran Roque e ballavano la sera con la sensualità di adolescenti, tutto cospirava per un ritorno irresistibile alle origini. La parte selvaggia di me a poco a poco si svegliava. Queste isole, divenute poi tristemente famose per incidenti aerei e sospetti di dirottamenti da parte di narcotrafficanti, mi regalavano solo il loro fascino benigno, di azzurra pancia del mondo.
Una mattina felice come le altre, nel girovagare a zonzo in barca alla scoperta degli isolotti deserti, mi imbattei in una capanna che sorgeva poco più indietro del bagnasciuga. Il padrone, Ezequiel, era l’ideatore di un punto di ristoro dove fermarsi in mezzo a un mare e a lingue di sabbia deserti. Ezequiel ribattezzato ‘l’ex bello’, un indigeno settantenne forse, luminoso ancora di una bellezza cinematografica.
Fotografai questa capanna ancora dalla barca e scesi poi a respirarne l’aria fanciullesca ed erotica al contempo. Altri colori, scritte, un miracolo della pubblicità che nessun scaltro manager avrebbe mai potuto realizzare con la stessa genuinità.
Mi misi sotto la tettoia di lamiera per qualche secondo. Fu allora che un grosso pellicano mi planò davanti. Dapprima sulla riva a pelo d’acqua. Poi con qualche passo mi si avvicinò. Questo esemplare di specie protetta, schiva pur nella familiare condivisione degli spazi, mi concedeva eccezionalmente la sua conoscenza. Tesi appena il braccio, timorosa, verso la sua grande bocca pescatrice. Lui mi guardò un istante, come se sapesse cosa ero venuta a cercare dall’altra parte del mondo. Lesse nel mio cuore in una frazione di attimo, poi mi voltò la schiena e prese di nuovo il volo. Rimasi attonita. Conservai il piacere di quella incredibile vicinanza piumata per giorni. Una sorta di misteriosa e benigna presenza occupò i miei pensieri, le mie sensazioni tattili.
Sino a che tornai a Roma e mi iscrissi ad un corso di sceneggiatura, che iniziò giorni dopo. Parlavano di Jack London, del suo meraviglioso ‘Il richiamo della foresta’, della forza del mito, della necessità di scendere giù sino a quell’arcaico livello per scrivere davvero, di trovare in ogni cane il lupo nascosto… Sussultai. Ripensai al mio pellicano. Lo vidi davanti a me, fiero, morbido, con la sua bocca sapiente, il suo volo perfetto. E di colpo intuii… intuii che non ero stata io a trovare il mito, ma viceversa! Avevo solo cercato la libertà, e proprio allora delle ali mi si erano fatte vicine, sorelle, ad insegnarmi con lo sguardo di chi solca il cielo le nuove rotte che mi preparavo a percorrere. No, non era possibile, eppure era vero! La mia vita stava cambiando e un essere dolce e dalle fattezze quasi preistoriche si era fermato ad annunciarmelo. Un araldo della mia rivoluzione, nella laguna più azzurra del mondo, era sceso alla mia altezza non per pescare ma per mostrarmi la sua alleanza. Noè non era così lontano poi. In quella stanza modesta del corso, tra scrittori, registi e ragazzi come me che inseguivano i sogni, il mondo cattivo mi apparve di colpo una grande arca felice, sulla rotta del Paradiso…

Filed Under: Diario

Comments

  1. AnnaMaria says

    30 settembre 2013 at 19:09

    Le ali del gabbiano ti hanno offerto un “passaggio”e tu sei stata pronta a coglierlo! Il personaggio di Ezequeil,poi, è descritto mirabilmente, senza troppi dettagli, per cui ognuno se lo configura secondo il proprio immaginario e ne resta affascinato. Brava? Di più!

    Rispondi
    • Valeria says

      30 settembre 2013 at 21:18

      Mi piace che ognuno immagini Ezequiel a suo modo… nel cerchio ampio e luminoso del fascino di un attore…

      Rispondi
  2. Fulvia Rajola says

    1 ottobre 2013 at 18:09

    Il pellicano e le ali della libertà…mi hanno fatto ripensare ad un romanzo che ho appena letto “Dentro”. Perdere la libertà equivale a perdere la possibilità di sognare e di utilizzare il tempo che abbiamo a disposizione …

    Rispondi
    • Valeria says

      1 ottobre 2013 at 21:20

      Non ho letto questo romanzo, grazie dello spunto… Intrigante il titolo… dentro una prigione? fisica, o interiore? Aspetto di leggerlo!

      Rispondi

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