Un colore è un mondo che ne nasconde mille altri, già… ricordo sempre con una commozione estasiata, al proposito, la celebre osservazione di Paul Valery… “la segreta nerezza del latte”… La segreta nerezza del latte… che genio. I mondi segreti sono la mia passione, diamine un mondo solo non ci basta no. Intendo quello ordinario, regolato, sottoposto alla legge della superficie. Sta lì, ma esso stesso ci grida contro: attento, non sono solo io! Una foresta di corrispondenze vive dentro e fuori di noi, così fitte che una persona non è mai isolata. E a tratti ci si sente non propriamente soli, ma abbandonati, dentro una foresta cattiva anziché pulsante di un bene originario… Si può perdere la strada felice delle corrispondenze, il filo rosso che ci lega insieme alla vita. Rosso… Colore spartiacque, che marca favole, novelle, romanzi, tele, e anche? La voragine tra una bambina e una donna, nell’evento misterioso che si ripete al ritmo di luna.
Ero d’estate con un’amica nelle alte colline del Lazio, a casa dei suoi nonni. Tredici anni e mezzo passati. Un senso di libertà nuova, strana, mi aveva preso da giorni, fresca quanto l’erba di quelle colline, elastica come i movimenti dei fieri cavalli che osservavo cavalcare là nei dintorni senza recinto. Era una mattina di sole e chiacchieravo con la mia amica e le sue sorelle sull’altezza, come spesso si fa a quell’età, su quanto ancora saremmo cresciute, e citammo questo evento come fatto di rilievo anche per il nostro argomento, ero la sola che ancora non l’aveva passato. A metà del discorso mi allontanai e andai in bagno. Non so se perché avessi avvertito qualcosa. Già… Fu allora, dopo un attimo, che mi comparve alla vista il rosso più importante della mia vita… Vacillai. Il respiro mi mancò. Mi sentii precipitare in una voragine. Sul fondo della voragine mi adagiai e rimasi immobile, preda di oscure, angoscianti domande: non ero più, allora, diversa dalla mia amica e dalle sue sorelle? non sarei cresciuta oltre e ancora, verso il cielo, per sempre? sarei rimasta attaccata alla terra color sangue? chi ero? che strano essere fatto per la gravità? Un milione di assurdi interrogativi mi salì in gola. Paure, sensi di colpa, di tutte le donne che vivevano in me a mia insaputa, memoria ancestrale. I miei genitori erano lontani. Non potevano salvarmi. E chissà con che occhi mi avrebbero guardata loro stessi, quando di lì a due giorni sarebbero venuti a riprendermi… Mi sentii abbandonata. Carica di un destino più grande del mio che lasciava presagire ferite, fiotti, un lacrimare sospetto della mia pancia, perché?
Rosso… il colore della vita… che fa paura per la sua densa intensità di incroci. Così paura da tenere questi incroci sotto tabù, maledizioni, proibizioni, nascondigli. Se non fosse per un genio come Valery che per caso, con la leggerezza della parola, mi riaprì appena ventenne la vista seconda, quella del cuore. E da allora cominciai segretamente il felice cammino. In cui osai tenere per mano questo filo rosso. Rosso come le mie labbra, come Rosso Malpelo, come il cappuccio dell’avventata bimba nel bosco, come il crimine, la passione e la rivoluzione di Julien Sorel nelle pagine di Stendhal. Rosso come il mio volto quando scoprii che ero fatta per amare.
Lo stesso miracolo può essere raccontato in mille modi diversi, pur avendo radici comuni. L’eleganza e la delicatezza che hai fatto tue, nel raccontarlo, non mi hanno sorpreso, conoscendo ormai la disinvoltura con cui ti muovi nel mondo delle emozioni.
Un miracolo, vero… Bene che attraverso il racconto in chiaroscuro sia rimasto tale per il lettore…