Quando andrò via non voglio che tu pianga,
fermati in silenzio, non dire parole e vivi i ricordi:
rinfrancati anima mia.
Quando dormirò rispetta il mio sogno,
per qualche ragione sto dormendo, per qualche ragione sono partito.
Ti lascio la mia casa, e le mie cose.
Se farà freddo usa i miei maglioni.
Ascolta la musica che mi piaceva,
senti il mio odore e annaffia le mie piante.
Se qualcuno volesse seppellire il mio corpo non discutere e non addolorarti, fallo bruciare, libera le ceneri nel mare che ho amato.
Se mi dovessi sentire lontano non farci caso,
cercami in un luogo dove siamo stati vicini.
Non pronunciare mai la parola morte.
A volte è più triste vivere dimenticando, che morire mille volte ed essere ricordato.
Quando mi addormenterò non voglio fiori su una triste tomba.
La fiamma accesa non si spegnerà per il semplice motivo che mai è esistita.
Gli uomini che vivono non muoiono mai,
anche se non mi vedrai o non potrai toccarmi sappi che per sempre ti resterò vicino.
Questo scritto, anche se leggermente diverso, era esposto in una vetrina di Port Iguazù. Quando l’ho letto ho pensato che potessero essere parole, anche le mie, per le persone che ho amato e che amo.
Ve le lascio e se qualcuno leggerà questi scritti li consideri il mio testamento e, se vorrà, li condivida.
A quella data avrò già raggiunto la mia Itaca e il mio viaggio terreno sarà concluso.
Gabriele
Che anime premurose ! Quella del tuo amico Gabriele, che si preoccupa di lasciare le indicazioni per colmare il vuoto che lascia dietro di sé, facendo sue le parole di una lettera, che avremmo voluto scrivere noi e la tua, Valeria, che metti a nostra disposizione, per navigare inesperti, il mare imprevedibile dei sogni.
Mi sento in soggezione, rispetto al miracolo scaturito dal vostro incontro, che vagamente mi riporta al ricordo di un rapporto, altrettanto importante, in cui parlare o meno, non faceva differenza, tanta e tale, era la condivisione .
Anch’io l’ho trovata una premura così potente da rompere il tempo … una specie di mappa del tesoro sull’isola della vita… il suggerimento di indossare i suoi maglioni per ripararsi dal vento freddo che può tirare sull’isola e nel cuore mi ha riportato al piacere incredibile che ho provato ogni volta nell’infilarmi nella maglia di chi ho amato… forse chissà, risentiamo addosso come siamo stati protetti nella pancia di nostra madre… Fatto sta che queste parole mi hanno infuso più calore che il fumo di un vulcano…
Vero… gli incontri sono i miracoli più potenti…
È meraviglioso il mare dei sogni, Annamaria… È la Luna dentro di noi… il suo campo magnetico, il movimento delle maree. La vita che nasce.
L’assenza, così come la presenza, e’ nel cuore…basta questo!!!
Sì… è l’unico ‘luogo’ che fa la differenza.
Ebbene per puro caso e forse non è un caso, come diresti tu, anche io camminerò nei luoghi dove sei stato tu, proprio nella stessa via, amico mio, e non avrò bisogno di cercarti perchè già sei dentro di me e spesso sento la tua voce che di nuovo e sempre e istancabile mi invita a lasciarmi andare e a vivere l’oggi, questo strano ma meraviglioso presente.
Eterno sei ed eterno sarai come quel legame, come lo hai definito tu “ancestrale,” che già dai tempi della tua scuola a Bari e, ancora prima, ai tempi dei tuoi genitori in cui mio nonno chiese la mano a tua madre, lega le nostre vite. Quante cose so di te e quante cose sai di me. Al tuo funerale un po’ mi vergognavo perchè mi veniva da piangere mentre tu, nella tua lettera, avevi scritto di non piangere ma poi è stato un attimo, solo un attimo perchè poi immediatamente ti ho sentito che mi ripetevi di nuovo quello che mi hai detto tante volte: “lasciati andare, piangi, non succede niente, piangi bambina, che poi starai meglio”. Ti voglio bene caro Gabriele. Fatevi delle belle risate nella vostra Itaca insieme a papà e al mio nonno un po’ filosofo, un po’ storico. Prego sempre per te amico mio un po’ santo, un po’ ribelle e un po’ filosofo ma soprattutto a te che leggi e sani il mio cuore e il cuore della gente.