Mi ero seduta. Avevo salutato un amico che risaliva verso la strada e mi ero seduta su una roccia. Alle mie spalle la civiltà, gli impegni, il tempo dell’orologio, le città. Davanti, il mare… La mattina si era abbattuta una tempesta sull’isola, poi inaspettatamente, già a mezzogiorno, il vento era girato ed era tornato il sole a picco. Adesso il quasi tramonto luccicava. Incredibile! Mi ero fermata davanti questa distesa d’acqua infinita con un senso di resa. Avevo osservato così tanti rivolgimenti tumultuosi nell’arco di poche ore che avevo solo da restar muta. E muta ero, soprattutto adesso, davanti alla bellezza di questo mare come ignaro dei tumulti che lo avevano scosso. Pareva senza memoria, all’origine del mondo. L’imprevedibilità… Ero da un mese sull’isola e questa era stata la lezione più istruttiva. Non era un modo di dire ‘la vita è imprevedibile’, era il comandamento della natura. Nelle vite molto costruite si può dimenticarlo, ma basta tornare qui dove il mare luccica e tira forte il vento, e si riprende a sentire l’odore dell’imprevedibilità. Ero seduta sulla roccia. Lo respiravo. Hmm… Sapeva di finocchietto e origano selvatici. Desideravo far scendere questo odore in ogni fibra. L’avevo per lungo tempo dimenticato. Ero stata in un tunnel dove tutto si ripeteva sempre uguale, nella mia testa e fuori. Poi avevo fatto saltare il tunnel, boom! boom! Il mare era spuntato dal cemento, con l’odore del sale, degli aromi. E il sorriso dell’azzardo dagli occhi. Ora credevo a questo comandamento, da un giorno all’altro il miracolo era avvenuto, sull’isola. E avevo bisogno di crederci per essere felice. La felicità non era più tenere sotto controllo gli eventi, ma evocare la voce fuori campo, la parola sopra le righe, il battito accelerato, l’azione incosciente, persino proibita. Seduta sulla roccia, in realtà galleggiavo a pancia in su per la distesa argentea, portata dalla corrente, bisbigliando tra le labbra salate… non temere, il tuo amore arriverà. Un luccichio come di una lacrima salatissima mi è sceso sulla guancia tiepida di sole, ho chiuso gli occhi, l’odore della felicità mi ha fatto respirare.
Il commento : Un rispettoso silenzio, nei confronti della tempesta fuori e l’emozione che questa suscita in te. Eventi della natura padrona della nostra vita, a volte madre, altre matrigna.
Già, quiete e tempesta sono sorelle, come tutti gli opposti, non possiamo rigettare una senza perdere anche l’altra.
Sull’isola ho guardato crescere e calare la luna … e ho ascoltato tutta la sua voce…
Vorrei anche io immergermi in quel mare ed essere inebriata dagli odori fino a stordirmi e dimenticare il mare.
Guardare l’immagine del mare mi fa sentire ogni volta libera e felice. Che tranquillità, che grande energia!!
Anche a me la sola visione, prima ancora di scivolarci dentro, placa…