Da spettatrice non ho seguito una trama, che pure c’è. Non ho atteso rivoluzione e cambiamenti, che pure avvengono. Ho respirato, semplicemente…
Eppure rivoluzioni e cambiamenti li ho osservati svolgersi, in modo quanto mai profondo e naturale, per esempio, nello splendido personaggio dell’anziana signora. Una madre, stretta dapprima dalla onnipresente censura del paese. Tuttavia sin dall’inizio fiera, a suo modo indipendente. Che con gradualità verosimile, nell’apertura lenta ma continua alle ragioni del cuore, ai particolari di ciascuno, a quei dettagli spesso invisibili ma essenziali, abbraccia tutto il suo mondo.
Lo abbraccia sulla terraferma, all’ombra del faro. Ma lo abbraccia anche quando quel mondo ha preso la sua rotta libera e naviga sul veliero, verso il suo orizzonte, e lei lo guarda sola dal faro.
Sembra lei il faro. Così vecchio e decadente all’inizio, poi tirato a lucido per ospitare nuova vita. Lei, ovvero la femminilità segreta e potente di una madre, che si rigenera dietro ai bisogni mutevoli dell’esistenza. Lei capace di amare, alla fine, chiunque diverso da sé.
Madre, faro, mare, e musica… Elementi primari, già, di una nettezza e di un’intensità eterne, mitologiche, anche in questa pellicola. Che superano lo scorrere lineare del tempo, superano la contraddizione tra tradizione immobile e rivoluzione, tra vecchiezza umida e modernità.
Una madre, il faro, il mare e la musica. Elementi primi. Circolari. Che abbracciano e si estendono a 360 gradi. Che sono fatti per tutte le correnti del vento, per ogni tonalità.
E mentre guardavo, seduta, nel buio della sala, loro mi ricordavano una religiosità universale, quella della vita.
Gesù, predicatore o calciatore che sia, nell’immaginario di un bambino, dava la vita ai poveri di spirito, li guariva.
E così una madre, il faro, il mare e la musica! Che generano e proteggono. Ma lasciano anche andare via. Rispettano un codice essenziale: la libertà.
…E ho respirato, allora. Ho respirato, nel chiuso del cinema, un odore sopra ogni altro: l’odore della libertà.
L’ho sentita nel sale di quello splendido, commovente mare. Nel vento che muoveva le giornate e i destini. Nel desiderio sfrenato, jazz forse, di uscire dalle strettoie che sempre ogni società pone. Nel selvaggio riparo di legno accanto al quale ballare un tango. Nella luminosità accecante del Sud. Nella fantasia di un pianoforte trasportato da un’ape. Nell’aula di scuola a cielo aperto. Nel coraggio estroso e vagabondo di un atleta da circo.
In una parola, nella vita. Sì, la vita che è libertà!
E sono uscita a piedi nudi dal cinema, per incanto… Sono arrivata anch’io presso quel faro. Faceva caldo, un caldo avvolgente, rassicurante. Mi sono svestita. Mi sono immersa in quell’acqua mozzafiato. Ho respirato.
E mi sono sentita fiera di essere una donna. E quasi impaziente di essere presto una madre.
Abbiamo visto lo stesso film???? Anche io non ho assistito ad una trama perché non c’era…anche io non ho assistito all’evoluzione dei personaggi perché assolutamente privi di profondità e spessore; totalmente incoscienti ed incapaci di comprendere il loro dramma e, quindi, di evolvere!!! L’argomento trattato interessante ma certo non nuovo…direi abusato!!! Film pieno di luoghi comuni ma nello stesso tempo “pretenzioso” ai limiti dell’arroganza! Si tratta dell’ormai dilagante abitudine di mascherare, ai fini commerciali, con nomi più o meno famosi, con qualche bel panorama o della bella musica, il vuoto di idee e di contenuti o, ancor peggio, siamo di fronte al vuoto vero??? Sarebbe forse più onesto ,ma veramente desolante….
Speriamo non sia proprio come dici tu… che né il vuoto mascherato né la sua versione più onesta ma anche più desolante, il vuoto vero, prendano il sopravvento. Abbiamo bisogno di essere. Quanto mai in questo momento storico…
Essere, pur senza avere, certo. Essere e svolgerci nella vita nostra e degli altri, accidenti. Come gomitoli magici, o come onde. Con la felicità naturale di farlo! E credo davvero che siamo fatti per abitare il mondo come una casa dismessa sul mare, intimamente, e nessuna furbizia è più furba dell’esserne consapevoli. Tutto il mondo è un faro, forse, che ci chiama a tirar fuori la nostra libertà selvaggia.
…Così, condivido quanto osservi circa gli altri personaggi del film. D’accordo. Sono indagati con meno maestria che non la madre, non lo nego. Non vediamo la loro evoluzione, quella in qualche modo sofferta, di carne, quella che nasce dalla profondità, nel buio del ‘sottosuolo’, come direbbe Dostoevskij. E dispiace! Ciò influenza la storia tutta, le fa perdere un’occasione d’oro, che pure aveva tra le mani.
Però, se ti risulta che ho avuto più indulgenza di te, è perché ho visto del vero e dell’onesto nel film, non dell’arrogante. Gli elementi che ho elogiato -madre, mare, faro, musica- sono vivi, sono forti! L’ingranaggio intero ha delle difficoltà, d’accordo, ma quegli elementi riescono comunque a bucare lo schermo e ad arrivare allo spettatore, stregandolo a proprio modo, facendogli desiderare con urgenza un esilio di quel tipo…
Ecco. A me è bastato questo per commuovermi, per sintonizzarmi con un tentativo che ha del poetico, non del commerciale a parer mio.